martedì 28 maggio 2013

SENZA TITOLO


Crediamo nei rugbysti che parlano poco,
nei rugbysti che non si agitano,
nei rugbysti che si rodono dentro e soffrono,
in coloro che dopo una partita sotto una gelida pioggia e al gelo in un campo fangoso tra pochi sparuti spettatori,alla fine salutano con un gesto stanco come da una lontananza di un secolo.

Crediamo nei rugbysti  che piangono nella vittoria e nella sconfitta ,
in coloro che una volta rotti pensano subito a recuperare,
in coloro che malandati ci sono in campo per se stessi, per i loro compagni,per l’onore di portare la maglia che indossano,
in coloro che sono la maggioranza che giocano in campi impraticabili davanti a quattro gatti e con le scarpe scompagnate,
in coloro che si allenano alla penombra in un lato di campo rubato al calcio,
in coloro che non hanno il tensoplast,i cerotti,le bende,
in coloro che leggono i giornali sportivi partendo dall’ultima pagina e a ritroso cercano il trafiletto”rugby”
Crediamo nel coraggio,nella gioia e nell’allegria di chi gioca a questo sport divertendosi a qualunque età,
di chi beve birra e anche di notte sogna l’ovale ed il rugby,
uno sport duro e leale per rugbysti che a qualsiasi ambiente appartengono si riconoscono, si stimano ed instaurano veritieri legami di amicizia che durano una vita intera, proprio per i contenuti di questo sport diverso da tutti gli altri non solo nelle regole, ma soprattutto, nello spirito, nei valori morali e etico-sportivi.
Crediamo in tutta questa gente che ha bisogno di essere conosciuta ed amata in ciò che tace, nelle parole che nutre nel cuore e non dice, nella dolcezza del viso dei bambini nell’asprezza di qualche rude tratto maschile, nel volto segnato di qualche vecchio giocatore e nel rossore delle guance di una donna rugbysta, nella babele di dialetti dei tanti tornei primaverili al sole e al calore dell’ amicizia fraterna del dopo partita e del terzo tempo.

Tratto dal sito AIR (Associazione Italiana Rugby)

Peccato che a crederci in tutto questo siamo ancora in pochi, in particolar  modo non ci credono le istituzioni, i comuni, coloro che dovrebbero aiutare a diffondere i veri valori dello sport.
Come spesso accade alle piccole società rugbystiche siamo stati costretti ad abbandonare il campo su cui giocavamo, perchè chi lo gestisce crede che:
2 squadre di calcio (adulte), che per 3 volte a settimana si allenano con la pioggia o con il sole, non rechino danni al prato da gioco, mentre 13 bambini  tra under 10 e under 8 di circa 25 kg cadauno (di media) che non fanno mischie, ma solo rincorrono una palla OVALE (e quindi diversa da quella rotonda) se piove non possono allenarsi sul prato perchè distruggono il campo!
Forse ho capito non è contro dei bambini che ci si incarognisce, non è contro dei ragazzi che corrono su un prato che ci si arrabbia, non è contro chi fa sport che ci si scaglia contro, l'unica differenza è la palla che si usa. Quindi....
Che un pallone ovale distrugga i campi da gioco?!?!?

1 commento: