lunedì 31 dicembre 2012

BUON 2013


Siamo ormai a metà vacanze di Natale e sono 10 giorni che non ci si allena e già sento la mancanza del campo, dei miei ragazzi, e pure mio figlio mi chiede spesso quando si torna a giocare.

Nell'attesa che ricomincino gli allenamenti diamo spettacolo per le vie toscane: la cittadina di Cortona e l'eremo di S. Galgano ci hanno visto giocare a passaggi con una palla gonfiabile vinta da Matteo ad un terzo tempo (Italia - Scozia 2011) che portiamo sempre con noi nelle nostre gite.

Voglio fare a tutti gli auguri di un buon 2013 e per farlo voglio usare le parole trovate su un altro blog, non rugbystico, un blog bellissimo, scritto da una persona speciale che nella vita ha avuto il coraggio (come i veri rugbisti) di mettersi in gioco e affrontare le sue paure; da quando ha cominciato la sua principale avventura per il mondo ce la racconta dentro questo BLOG, lei è Lucettina, mia cugina.

"vi auguro un 2013 che possa contenere tutti i vostri desideri più belli, perché la cosa migliore dello scorrere del tempo è fare progetti, vederli realizzarsi poco per volta e guardarsi indietro con soddisfazione.


Auguro quindi a tutti noi di camminare nel tempo al  passo dei giorni, senza fretta ma con la voglia sempre di ANDARE AVANTI, verso cose nuove, NUOVE METE, nuovi desideri, nuovi sogni."

mercoledì 26 dicembre 2012

SECONDA USCITA

I miei ragazzi qualche giorno fa (il 09 dicembre 2012) hanno affrontato la loro seconda uscita, alcuni hanno vinto e alcuni hanno perso, ma questo per me non conta niente.

Quello che conta è che hanno superato loro stessi:

  • hanno affrontato il fango 
  • hanno affrontato il freddo (-2 appena alzati, 2 gradi al massimo mentre si giocava)
  • hanno fatto quello che gli si chiedeva di fare:
    • correre 
    • placcare
    • passare
    • spingere
    • saltare
    • sostenere
    • avanzare
Lo hanno fatto al loro meglio, ma hanno lottato contro i più forti e anche se il loro il cuore è stato impavido il risultato non è stato, nella maggior parte delle volte, in loro favore.

Sono però orgoglioso e grazie a loro mi sento come Sandokan al comando dei suoi TIGROTTI! 

(visto che oggi ne ho ricevuto copia lo inserisco)

da: LA NAZIONE 
14 Dicembre 2012

sabato 22 dicembre 2012

1° CENA RUGBYSTICA

Birra tanta birra che in lucchesia e in particolar modo sulle colline lucchesi dove ci sono fra le migliori fattorie italiane si trasforma in..... vino MOOOOOOOLTO  vino ..... MOOOOOOLTISSIMO.

Allegria, MOOOOOOOLTISSIMA allegria!

Rumore, MOOOOOOOOLTISSIMO rumore!

Mangiare, buono BUOOONISSIMO e MOOOOOOOOOLTISSIMO mangiare!

Cori, canti, lotteria, GIOIA!!!

Touche (LA PRIMA di Matteo), mischie.

Ricordi, emozione, commozione (per fortuna non cerebrale)

Durante la serata la presidente della squadra ha regalato agli allenatori e .... a stento riesco sia a crederlo che a dirlo, pure a me in quanto allenatore dei tigrotti detti piccole pesti, una targa ricordo e un bel magnum di prosecco.

Grazie! Non mi resta altro da dire. Grazie del buon cibo, grazie della festa, della gioia, della grande emozione.

giovedì 20 dicembre 2012

UNA PALLA RICORDO


Ieri sera a fine allenamento dopo le docce ho lasciato un pensiero per il Natale ai miei ragazzi e alla presidente: delle palle fatte a mano con la gomma piuma e rivestite da mia suocera (grazie) con i colori della nostra squadra.
È una piccola cosa ma i loro occhi si sono riempiti di gioia e pure i miei.

BUON NATALE ragazzi, vi auguro per il futuro di essere sempre piccoli-grandi campioni sia nello sport ma soprattutto nella vita! Quella sarà la vittoria più grande che avrete.
Non lasciatevi mai portare via i vostri sogni, i vostri desideri.
Lottate con tutte le forze, lottate onestamente per quello che volete e per quello che desiderate, proprio come fate per onorare una maglia da rugby.
Se la maglia è come i vostri sogni non permettete a nessuno di sfilarvela, se la palla è come i vostri sogni non fatevela strappare di mano.

mercoledì 19 dicembre 2012

ADESSO NE HO UNA

Che emozione .... ieri sera, vista la veneranda età che ho compiuto (40 anni), mio figlio e mia moglie mi hanno  regalato una maglia della nazionale italiana di rugby ( e non solo): non una maglia qualsiasi, quella vera, quella con cui i giocatori veri scendono in campo!

Adesso non mi resterà che indossarla e sfoggiarla durante i miei travestimenti da italiano, e chiaramente ONORARLA, non in campo, ma almeno sugli spalti, sfruttandola per fare un tifo corretto, e un terzo tempo godereccio.

Godereccio forse non troppo visto che sono a dieta e la maglia è parecchio, ma parecchio, attillata (ti ricorda nulla Luca.?)

martedì 18 dicembre 2012

AFORISMI 1


Ogni tanto mi capita di trovare frasi più o meno spiritose, paradossi, aforismi sul mondo del rugby, perché non riproporle….
"Il rugby e' un gioco primario: portare una palla nel cuore del territorio nemico. Ma e' fondato su un principio assurdo, e meravigliosamente perverso: la palla la puoi passare solo all'indietro. Ne viene fuori un movimento paradossale, un continuo fare e disfare, con quella palla che vola continuamente all'indietro ma come una mosca chiusa in un treno in corsa: a furia di volare all'indietro arriva comunque alla stazione finale: un assurdo spettacolare."
Alessandro Baricco, scrittore italiano
"La vita e' come una palla da rugby, non puoi mai sapere come sara' il suo prossimo rimbalzo."
Flavio Pagano, Dal libro "Quelli che il rugby"
"Il rugby e` l`assoluto ordine nell`apparente disordine."
Sandro Cepparulo,
"Il rugby e` una voce del verbo dare. A ogni allenamento, a ogni partita, a ogni placcaggio, a ogni sostegno, dai un po` di te stesso. Prima o poi qualcosa ti tornera` indietro."
Marco Pastonesi,
"Il rugby e' uno sport straordinario, l`unico dove la vittoria passa sempre dalle mani del compagno."
Sabrina Melis, Giocatrice della Nazionale Italiana.
"Gli inglesi giocano a rugby perchè lo hanno creato. Gallesi, irlandesi e scozzesi perchè, legnando gli inglesi in qualsiasi altro modo, finirebbero in galera."
Francesco Volpe,
"Il rugby sono 14 uomini che lavorano insieme per dare al quindicesimo mezzo metro di vantaggio."
Charlie Saxton,
"La mia squadra di bevitori ha un problema, il vizio del rugby."
Oscar Wilde,
"La partita è di due tempi, ma il più importante è il terzo, fatto di birre, sudore e strette di mano tra chi dieci minuti prima se le dava di gusto."
Francesco Bucchieri ,
"Il rugby sa di birra, così come sa di terra e di vento."
Joel Stransky,


sabato 15 dicembre 2012

SCACCO MATTO (quando si rifà A.?)


Sembrerà strano, ma uno sport attivo e fisico come il rugby può essere paragonato ad un’altra mia vecchia passione, da fare vicino ad un caminetto acceso, con vicino un bel  calice di vino, con tanta tranquillità, in quelle serate fredde dove fuori c’è meno 3 (se magari nevica il quadro romantico è al top):
Gli SCACCHI
Il rugby non è solo un’accozzaglia di corpi, che in maniera disordinata e con forza bruta cercano di arrivare in meta, c’è molta tattica, fare meta è un po’ come fare scacco matto, si deve creare una breccia fra i giocatori nemici per arrivare a colpire il re che tutti difendono: la meta.
Negli scacchi la vittoria si prepara muovendo i pezzi sulla scacchiera, con pazienza, in maniera ordinata, studiando le mosse dell’avversario,  proprio come nel rugby, si attacca e si difende disponendoci nel campo in maniera da  cercare una falla nella difesa altrui, e contemporaneamente a coprire l’intero campo da un attacco fulmineo che sicuramente gli avversari stanno preparando, con la stessa nostra meticolosità.
Il rugby è uno sport di “situazione”, ossia durante le fasi di gioco si creano situazioni a volte simili ma sempre diverse, come per gli scacchi, tu parti per cercare di sferrare un attacco su un lato e poi l’avversario con un arrocco ti cambia le carte in tavola e quindi devi ricominciare tutto dall’inizio.
Da queste situazioni ci si deve ridisporre sul terreno di gioco (e sulla scacchiera), nel modo più veloce possibile, altrimenti il nostro campo rimarrà scoperto e si rischia che l’avversario trovi quella breccia tanto agognata per arrivare a mettere sotto scacco il nostro re.
Vedendo una partita di rugby dalla curva dello stadio ci si rende proprio conto di questo, da un raggruppamento a terra tutti i giocatori, il più velocemente possibile, si ridispongono e sono pronti a cominciare una nuova azione, chi si dispone più velocemente prima o poi trova lo spazio per affondare il colpo.
Visto che i pezzi degli scacchi sono 16, praticamente come i 15 giocatori di rugby, mi viene voglia di osare un paragone:
i pedoni sono gli uomini più vicini al portatore di palla pronti a fare sostegno, gli alfieri sono come le ali, pronti a sferrare in velocità attacchi in profondità, i tre quarti sono come i cavalli che avanzano e cercano di saltare gli avversari, la regina è un po’ un tutto fare, dall’estremo al mediano di mischia, le torri sono come i piloni e tutti gli avanti, tu che giochi sei il mediano di apertura ossia colui che cerca di dirigere il gioco. Tutti difendiamo e attacchiamo il sedicesimo pezzo: il re ossia la meta.

venerdì 14 dicembre 2012

INNO






Fratelli d'Italia,
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la vittoria?
Le porga la Chioma,
Chè schiava di ROMA
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte.
Siam pronti alla morte,
Siam pronti alla morte,
L'Italia chiamò.
Noi fummo da secoli
Calpesti, derisi,
Perchè non siam popolo,
Perchè siam divisi.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme;
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.
Stringiamoci a coorte.
Siam pronti alla morte,
Siam pronti alla morte,
L'Italia chiamò.
Uniamoci, amiamoci,
L'unione e l'amore
Rivelano ai popoli
le vie del Signore.
Giuriamo far libero
Il suolo natio:
Uniti, per Dio!
Chi vincer ci può?
Stringiamoci a coorte.
Siam pronti alla morte,
Siam pronti alla morte,
L'Italia chiamò.
Dall'Alpe a Sicilia,
Dovunque è Legnano;
Ogni uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano:
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamoci a coorte.
Siam pronti alla morte,
Siam pronti alla morte,
L'Italia chiamò.
Son giunchi che piegano
Le spade vendute;
Già l'aquila d'Austria
Le penne ha perdute;
Il sangue d'Italia
Il sangue Polacco,
Bevè col Cosacco,
Ma il sen le bruciò.
Stringiamoci a coorte.
Siam pronti alla morte,
Siam pronti alla morte,
L'Italia chiamò.
Evviva l'Italia
Dal sonno s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la vittoria?
Le porga la chioma,
Chè schiava di ROMA
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte.
Siam pronti alla morte,
Siam pronti alla morte,
L'Italia chiamò.


Per un rugbista l’inno è la cosa più bella che c’è, è la propria identità, il proprio io più interno, lo senti dentro come un macigno, ti rappresenta.
Proprio per questo motivo c’è il massimo rispetto per l’inno altrui, lo si ascolta nel massimo silenzio, lo si apprezza.
Per un rugbista una delle soddisfazioni più grandi è riuscire a cantare il proprio inno più forte di quello degli avversari.
Sentire l’inno d’Italia cantato allo stadio da circa 70.000,00 persone tutte insieme è un emozione grande, non c’è volta che non mi sia commosso fino a piangere!
Vedere la propria squadra che riesce ad avanzare e uscire da una situazione difficile mentre lo stadio intona il proprio inno non ha prezzo …. Per tutto il resto c’è Master Card!

INNI: CLICCA SOPRA PER SENTIRLI

IRLANDA    ITALIA    INGHILTERRA     SCOZIA    GALLES      FRANCIA

giovedì 13 dicembre 2012

PER DOVERE DI CRONACA


Parlando con un Amico, uno di quelli che sono 40 anni che frequento , anzi già prima di nascere ci frequentavamo, i nostri genitori uscivano insieme, mi sono reso conto che il detto inglese che ho scritto all'inizio di qualche post fa potrebbe risultare offensivo.
Non era mia intenzione e credo nemmeno di chi ha inventato il detto offendere nessuno, come mi ha fatto notare il mio amico, offendere un altro sport non rientrerebbe nella morale sportiva del rugby.
Credo che il detto voglia solo far capire, con un gioco di parole (almeno io l’ho interpretato così), la differenza di etica sportiva che si vede purtroppo fuori e dentro il campo nelle partite di questi 2 sport.
Questo non vuol dire che nel calcio non ci sia moralità sportiva, io per primo da bimbo ho giocato nella squadra del mio paese e ho avuto un allenatore fantastico sotto questo aspetto, un altro mio amico è allenatore di calcio per squadre di bambini e posso testimoniare di come insegni alla squadra i veri valori dello sport, però purtroppo nel calcio ci son parecchie mele marce che mettono in cattiva luce questo sport bello come e quanto il rugby: 2 sport, fra le altre cose, nati dallo stesso gioco.
Mele marce in campo: c’è chi reclama sulle decisioni arbitrali e non solo in maniera cortese chiedendo spiegazioni ma spesso violentemente, c’è chi simula falli, c’è chi manda a quel paese l’allenatore per una sostituzione ecc…
Mele marce sugli spalti: tifoserie violente, genitori alle partite di bambini che offendono l’altra squadra invece di fare il tifo per la propria (quando non si arriva alla scazzottata fra genitori) ecc…
Tutto questo sinceramente nel rugby non c’è.
Nello stadio non è necessario che le 2 tifoserie siano ben divise in 2 curve e controllate da eserciti di polizia, dentro lo stadio si è mischiati, tifosi di 2 squadre rivali stanno accanto, ognuno dei quali porta rispetto alla squadra altrui e magari insieme si commenta la partita e il bel gioco visto in campo.
Mi è capitato di vedere scortare circa 2.000 tifosi di calcio della squadra del Pisa dopo una partita contro la Lucchese (fra le 2 città esiste una rivalità storica), per portarli dallo stadio alla stazione è stato necessario l’intervento di un numero ingente di forse dell’ordine in “assetto da guerra” e di 2 elicotteri che dall’alto controllavano la situazione.
Per accompagnare circa 30.000 tifosi, misti fra italiani e irlandesi o scozzesi, o inglesi o di qualsiasi altra squadra da piazza del Popolo a Roma allo stadio Flaminio (3 km di strada), abbiamo incontrato solo un vigile a dirigere il traffico ad un incrocio.
Durante le partite di calcio a Roma nelle 5 circoscrizioni intorno allo stadio è severamente vietata la vendita di alcolici dal giorno precedente alla partita, durante le partite di rugby la birra si beve dentro lo stadio.
Non capisco come mai uomini che al di fuori del mondo dello sport sono persone comuni e tutte uguali all’interno di questi 2 sporti abbiano comportamenti così totalmente diversi.
Chiaramente risottolineo che non tutti sono così, esistono esempi di grande moralità sportiva anche nel gioco del calcio, ma purtroppo sono spesso surclassati da brutte storie da raccontare.

mercoledì 12 dicembre 2012

TEMPO 0


Nelle partite internazionali ad esempio al 6 nazioni, oltre al terzo tempo e oltre al primo e secondo tempo della partita, c’è quello 0 ossia il pre-partita.
Tutto quello che si è detto del terzo tempo è identico nel tempo 0.
Si mangia e si beve insieme, si conosce gente di ogni genere, ci si saluta con allegria si fanno foto, si cercano gadget in ricordo della giornata, ognuno si veste dei propri colori e della propria bandiera (ecco perché si vedono cose che voi uomini non potete neanche immaginare): come dico sempre, io mi travesto da italiano.
Al tempo 0 e al terzo tempo si incontrano persone incredibili:
trovi un gallese che ti ferma e ti fa i complimenti solo perché hai portato un bambino di 2 anni e mezzo allo stadio,
trovi un irlandese che ti regala un cappellino, commemorativo della giornata, solo perché tuo figlio non è riuscito ad averlo, e rinuncia a tenerlo per se benché sia un ricordo di una partita vinta,
trovi persone che quando sentono un bambino italiano cantare il loro inno (in questo caso si parla di un signore irlandese e di sua moglie) si esaltano a tal punto che oltre a presentarlo e a pregarlo di farlo sentire ai loro amici gli regalano 5 € per acquistare un gelato; la scena divertente, in realtà, è stata vedere un bambino di 4 anni nel passeggino ciondolare a destra e sinistra, circondato da un gruppo di omaccioni irlandesi gonfi di birra, che cantano insieme IRELAND CALL.
Trovi persone che non ti hanno mai visto prima eppure sono disposte a condividere con te tutta la gioia di una giornata di sport, prima della partita quando tutti festeggiano senza sapere il risultato e dopo la partita quando i conti sono fatti.

           

   
     

   
        
    

martedì 11 dicembre 2012

TERZO TEMPO


Sono tante le cose che mi conquistano del rugby: il gioco, la battaglia, il contatto, lo stile di vita ecc....
Una di quelle che mi ha colpito di più è il famoso terzo tempo, 2 squadre, 2 compagini avversarie che dopo una feroce battaglia si ritrovano insieme a mangiare, bere e condividere insieme i lividi che ci si è procurati poco prima in campo.
A volte, capita di vedere pure nelle partite internazionali giocatori che, a causa di un fallo di solito grave (ad esempio un placcaggio alto) si accapiglino fra di loro. In quei momenti la prima cosa che si può pensare è che si stia per assistere alla terza guerra mondiale: 2 giganti di 2 metri per 120 kg di muscoli ognuno si “stintignano per il bavero della maglia” e se ne promettono di santa ragione; poi arriva l’arbitro, di solito un uomo normale, alto 1 metro e 70 dal fisico longilineo (in quanto fa pure lui attività fisica), il quale si avvicina, si mette nel mezzo ai 2 energumeni e dal basso verso l’alto, con calma, li guarda ed esclama: “please! … fair play!”; i 2 contendenti si lasciano si danno una pacca sulla spalla e tutto finisce li.
Quando si arriva al terzo tempo, si prende una birra insieme, magari accompagnata da una bella salciccia alla brace e ci si lascia la battaglia alle spalle per dare inizio alla festa (nelle partite internazionali si mangiano cose più raffinate, ma secondo me è meglio un bel terzo tempo ruspante con salciccia alla brace che un party in smoking).
Nel terzo tempo perdenti e vincitori festeggiano la giornata di sport insieme, i perdenti hanno un po’ la luna di traverso (a nessuno piace perdere), ma se si è perso con onore e impegnandosi al massimo delle proprie possibilità senza doversi recriminare nulla, si deve solo dare onore al merito dei vincitori, prendere ciò che di buono abbiamo imparato in quella partita e ….. festeggiare.
Il terzo tempo alle partite dei bambini è il continuo della festa che c’è in prima in campo, c’è allegria, c’è educazione e rispetto, c’è voglia di rigiocare, ci sono i genitori che …. se ti risporchi fai una brutta fine, manca la birra.
Il terzo tempo di una partita internazionale non lo fanno solo i giocatori ma pure i tifosi intorno allo stadio.
È una festa multiculturale e si possono fare incontri di ogni genere sia con altri italiani più o meno pazzoidi che con persone che arrivano da altre nazioni, pure queste più o meno pazzoidi.
Per parlare? O conosci bene l’inglese oppure …… a me la birra aiuta!


domenica 9 dicembre 2012

SECONDA ESPERIENZA

Oggi con la squadra siamo stati al nostro secondo concentramento.

Al primo ero stato accompagnato anche da un'altro allenatore, mentre oggi no, questo è stato il mio primo torneo da solo.

Non nego di aver provato un certo timore ma il mondo del rugby aiuta anche in questo, ti mette a tuo agio, non ti fa preoccupare, ti incoraggia a fare sempre meglio, è una grande famiglia che va d'amore e d'accordo: GRAZIE! a tutti gli altri allenatori che mi hanno sostenuto e aiutato a seguire al meglio i miei ragazzi e affidato i loro.

In campo ho seguito direttamente la squadra under 8 mentre i ragazzi della under 10 erano seguiti dall'allenatore della squadra con cui eravamo in franchigia: EMPOLI RUGBY.

Nonostante il risultato non sia stato dalla nostra parte, ognuno di noi ha dato il suo massimo e quindi siamo usciti dal campo contenti e a testa alta, come al solito io sono orgoglioso al massimo dei miei ragazzi e  sono orgoglioso anche un pochino di me.



 


P.S. 
grazie alla disponibilità dei genitori
grazie pure a Letizia che ha iniziato a fare da accompagnatrice così la parte burocratica la segue lei.

venerdì 7 dicembre 2012

SOSTEGNO


Un detto inglese dice che:
” il calcio è uno sport per gentiluomini ma giocato da delinquenti,
il rugby è uno sport per delinquenti ma giocato da gentiluomini”.
Il rugby è considerato uno sport duro, violento, grezzo, per energumeni senza cervello e spesso sento le persone che non lo conoscono parlare semplicemente di “un’ammucchiata in mezzo al campo”, ma vi assicuro che non è così.
il rugby è sicuramente uno sport di contatto, quindi per logica è uno sport dove si prendono e ricevono botte, ma il tutto fatto il più possibile in maniera ordinata e controllata, volta a non fare male e a non farsi male.
Placcare una persona sembra un atto violento ma quando se ne parla con i ragazzi si trasforma in un “abbraccio” che porta a terra il proprio avversario in maniera da non fargli male.
La sicurezza e il non farsi male sono sempre le prime cose che dico e ridico ogni volta che si entra in campo. Per questo con i bambini tutti i giochi che si fanno (non si fanno esercizi ma giochi) sono volti a cercare di insegnare il giusto movimento da eseguire, da rimettere poi in pratica durante la partitella di fine allenamento e a maggior ragione durante le partite dei tornei a cui partecipiamo.
Il Rugby è molto di più di uno sport grezzo per energumeni, in realtà è uno sport di grande finezza tecnica, tattica e certamente coraggio di spingersi sempre più avanti pur essendo costretti a passare la palla all’indietro.
Tutto questo non si può fare da soli, perché prima o poi qualcuno che ti prende ( e pur “amorevolmente” ti sbatte a terra) lo trovi, quindi il rugby è pure uno sport dove se non capisci che hai bisogno degli altri non puoi far nulla o quanto meno ben poco.
Per questo una delle altre regole non scritte ma fondamentale del rugby è il SOSTEGNO.
Il significato si evince dalla parola stessa, i nostri compagni ci sostengono e sono pronti ad aiutarci quando il nostro avversario ci placca, noi dobbiamo essere pronti a sostenere il nostro compagno quando lo placcano.
Il sostegno può essere fatto in 2 modi:
  • Sulla palla, ossia andare ad aiutare il compagno placcato e recuperare la palla oppure a sostenerlo prima che cada per terra a causa del placcaggio e li provare a spingere e resistere insieme e magari spingendo insieme avanzare conquistando terreno per arrivare alla meta.
  • Sullo spazio, ossia posizionarsi in campo in modo da coprirne la larghezza per poter ricevere la palla da un nostro compagno che davanti a se trova un ostacolo (l’avversario) che non lo fa avanzare.
Il sostegno sembrerebbe a questo punto un gesto che le squadre fanno solo in attacco, in realtà non è così perché in difesa il sostegno sulla palla vuol dire andare ad aiutare un compagno a placcare un giocatore particolarmente forte per rubargli la palla, oppure contrastare l’avanzamento di un gruppo di avversari che si sono uniti sostenendosi l’uno con l’altro in un grappolo di uomini che spinge all'unisono (tecnicamente questa cosa si chiama MAUL). Il sostegno sullo spazio invece sta nel posizionarsi sul campo per coprire gli spazi di un possibile avanzamento di un giocatore avversario che riceve un passaggio.
Il sostegno è un gesto che necessita di una grande visione di gioco e chiarezza mentale, in un lasso di tempo minimo dobbiamo decidere se correre verso la palla o posizionarci sullo spazio.
A questo punto resta chiara una cosa: senza SOSTEGNO nel rugby non si riesce a fare nulla ed è proprio il sacrificio e l’abnegazione dei nostri compagni che ci sostengono che ci fa arrivare in meta.
"La palla in meta la schiaccia solo un uomo ma la maggior parte del merito di solito è di chi lo ha sempre sostenuto: LA SQUADRA".
Spesso pure nella vita di tutti i giorni è così.

mercoledì 5 dicembre 2012

LA PRIMA USCITA

Dopo un mese e mezzo di allenamenti è stato deciso di provare a portare i miei ragazzi al loro primo torneo.
Era la loro prima uscita ufficiale.
Lo era per loro come giocatori, ma pure per me come allenatore, ed era pure la prima volta per babbi e soprattutto mamme un po' preoccupate che altri piccoli "energumeni" distruggessero i loro piccini.
Insomma era la prima volta per tutti e forse quelli che se la sono cavata meglio sono stati proprio i giocatori.

La sede di gioco era a Prato nel complesso sportivo di una delle squadre del campionato di ECCELLENZA(massimo campionato di rugby italiano) i Cavalieri di Prato, e il torneo era uno dei più prestigiosi in Italia, il torneo Compiani.

Appena arrivati i ragazzi erano tutti eccitati e mi saltavano intorno aspettando dal loro allenatore rassicurazioni e forse spiegazioni sul da fare, visto che di fronte a noi c'era una babele di bambini provenienti da tutta Italia, io ho fatto finta di mantenere la calma ma ero nel panico completo, non sapevo cosa esattamente dovevo fare e per di più avevo capito che i bambini essendo divisi in tre squadre diverse under 10, under 8 e under 6 avrebbero giocato su tre campi diversi e distanti fra loro circa 5-600 metri.

Per fortuna la parte burocratica la stava seguendo un altro allenatore che mi aveva accompagnato, per me sarebbe stato il colpo di grazia.

Questi tornei si svolgono facendo fare ai ragazzi mini partite da 2 tempi di circa 5-6 minuti l'uno così da arrivare poi a stabilire 4 semifinalisti e poi la finale quindi ogni squadra avrebbe giocato almeno 4 partite.

Alle 10 il fischio di inizio, che emozione la prima partita, i miei bambini giocavano franchigia con un altra squadre ma indossavamo comunque i colori della nostra, io ero a bordo campo e cercavo di dargli le ultime dritte gli ultimi consigli, il tempo è volato .... abbiamo vinto, si abbiamo vinto.

Chiaramente non volevo lasciare nessuno da solo, volevo essere presente per ognuno dei miei ragazzi e quindi ho iniziato a correre fra un campo e l'altro per cercare di seguire tutte le partite, ero una trottola impazzita e un po' nevrotica ma alla fine ce l'ho fatta a seguire tutti.

Alla fine tutto è andato bene, qualche partita è stata vinta e altre sono state perse ma quello che conta è che i ragazzi in campo hanno dato il loro meglio, hanno messo a frutto tutto quello che fino a quel giorno gli avevo insegnato, hanno condiviso fra loro, con me e con altri 600 bambini una magnifica giornata di sport, una giornata ricca di veri valori sportivi, il terzo tempo e tutto quello che gira di bello intorno al nostro sport.





Inoltre ci siamo meritati un articolo su un quotidiano a tiratura nazionale: LA NAZIONE

martedì 4 dicembre 2012

ALLENAMENTO BAGNATO


La settimana scorsa ha decisamente piovuto tanto e finalmente dopo tante promesse il grande fango è arrivato.
Le mamme non erano pronte e mi sa nemmeno le lavatrici ma io e i miei ragazzi si!!!
Venerdì scorso pioveva non troppo forte ma pioveva e i giorni precedenti aveva piovuto tanto, il campo era praticamente un acquitrino fangoso e noi siamo andati “incontro al nostro destino”.
7 giovani eroi hanno per la prima volta assaggiato il freddo, il gelo e il profumo del fango.
A loro vanno TUTTI GLI ONORI perché finché le loro forze glielo hanno permesso sono avanzati, hanno placcato, hanno fatto meta in tuffo come solo i grandi giocatori sanno fare.
Il loro viso era schizzato di fango, le loro manine rosse e intirizzite, i vestiti marroni e pieni di melma, ma nulla li ha fermati, nessun timore anzi grande gioia e grande FORZA DI VOLONTÀ, perché signori:
per correre sul fango ce ne vuole tanta di forza di volontà,
lui ti mura e ti porta giù per terra,
i vestiti diventano pesi,
le gambe infreddolite non sentono più gli stimoli ad andare avanti,
la palla diventa scivolosa e difficile da prendere,
i tacchetti non fanno presa nel terreno e si diventa instabili,
ma niente di tutto ciò, niente di tutto ciò ha fermato i miei piccoli guerrieri, 
solo la fine dell’allenamento li ha fermati.
BRAVI RAGAZZI, LODE E ONORE!!!
GRAZIE.

domenica 2 dicembre 2012

ALLENATORE? IO?!?!

Come ho già detto sono diventato allenatore dei pulcini di una piccola squadra di un paese vicino alla mia città, il MONTECARLO RUGBY.

Alla fine di settembre ho fatto il corso per educatore al I° momento della FIR (Federazione Italiana Rugby) e ufficialmente sono entrato attivamente nel mondo del Rugby.

Fino a quel momento avevo solo provato a giocare in una squadra a Roma momento in cui avevo capito che non era aria perché ormai le ginocchia non tenevano più, avevo perso le speranze di far parte attivamente di questo mondo meraviglioso e mi ero rassegnato a seguire in televisione e ogni tanto dal vivo le partite della nazionale, poi ....

A giugno di quest'anno ho trovato una squadra (appunto il MONTECARLO RUGBY) che cercava bambini per mettere su una squadra di mini-rugby, mio figlio che sicuramente ho influenzato ha deciso di provare a giocare e... gli è piaciuto, e ha deciso di continuare, quindi ho pensato che oltre alle partite della nazionale avrei potuto vedere le partite dei piccoli tornei che avrebbe fatto mio figlio, quindi in piccola parte il mio inserimento nel mondo del rugby avrebbe avuto un incremento, poi il fulmine a ciel sereno:

la presidente della squadra mi guarda e mi dice: " Fabio, avrei bisogno di qualcuno che segue i bambini, te la sentiresti?" Io la guardo e rispondo che mi sarebbe piaciuto molto ma come era possibile, io da poco seguivo il rugby, non avevo praticamente mai giocato, non avevo mai allenato, insomma non sarei stato all'altezza del ruolo; lei ha insistito e mi ha detto che avrei potuto frequentare un semplice corso e grazie a quello avrei potuto essere ufficialmente un allenatore ( per l'esattezza Educatore al I° Momento).

Accettai, con un po' di timore per l'ignoto ma accettai e così da settembre alleno un gruppo di 7 bambini fra i quali mio figlio.

La prima difficoltà da superare in campo è stata quella del doppio ruolo babbo e allenatore, ma siamo stati bravi (si, pure mio figlio ha dovuto superare con me questa doppia figura figlio e giocatore), la seconda è stata superare l'emozione e l'imbarazzo delle prime sedute di allenamento di fronte ai genitori e con l'incertezza se i bambini mi avessero ascoltato oppure no.

Ma  poi ce l'ho fatta, tutto è andato per il verso giusto e i bambini si sono affezionati sempre di più al loro allenatore che giorno per giorno impara ad allenare mentre loro imparano a giocare, tutti ce la caviamo bene e ora siamo proprio una squadra molto affiatata.

Abbiamo partecipato ad un primo torneo e la loro emozione era la mia emozione (mi sa che la mia era di più....PARECCHIO DI PIU'), hanno indossato la loro prima maglia da giocatori e io la mia prima da allenatore ho cercato di stare vicino a tutti loro, li ho incitati, mi hanno ascoltato, ho visto la gioia nei loro occhi per questo loro primo successo e loro hanno visto la mia.

giovedì 29 novembre 2012

LA MAGLIA

Indossare una maglia da rugby è un grande onore e porta in sé un grande onere!

Sulle maglie da rugby non ci sono scritti i nomi di chi le porta ma solo numeri (che indicano un ruolo ben preciso), il nome non c'è perchè quelle maglie non sono di chi le indossa in quel momento, sono state di qualcuno prima e saranno di altri dopo.

Qualcuno prima di te l'ha indossata e dentro ci ha lottato e faticato per onorarla,
qualcuno dopo di te la indosserà e dentro ci faticherà e lotterà per onorarla,
adesso tocca a TE che la indossi per questo momento ONORARLA con tutto il tuo impegno!

martedì 27 novembre 2012

FANGO

Non avevo mai giocato a rugby fino a qualche anno fa, da piccolo come quasi tutti i bambini nati a Lucca nel lontano 1972 ho giocato a calcio (il rugby qui non esisteva ancora), e proprio a questo sport ho devoluto le mie ginocchia: menischi e legamenti andati.

In qualche TV locale ogni tanto, molto tanto, si vedeva qualche partita di rugby, e a me quel gioco così fisico piaceva un sacco, ma non era possibile praticarlo.

Poi sono cresciuto ho abbandonato il calcio, non tanto perchè il gioco non mi piaccesse, ma per tutto quello che c'è intorno, ho cominciato ad andare in bicicletta, ho giocato a tennis, pallavolo, basket (per me quel canestro era quasi imprendibile), tirato con l'arco e nel tempo libero ho iniziato a vedere qualche partita di rugby in più, l'Italia è arrivata al 5 nazioni trasformandolo nel 6 nazioni e LA7 ha iniziato a far vedere sempre più il rugby.

Poi per lavoro mi sono trasferito a Roma e li nel 2006 un bel giorno ho trovato nel parco accanto a casa un cartello che indicava una scuola rugby per bambini, mi sono avvicinato e ho chiesto se sarei potuto andare a vedere qualche partita, ma con grande stupore non  mi è stato concesso solo quello, ho avuto l'onore di essere invitato ad allenarmi e giocare con la squadra OLD della società:
io avrei potuto giocare,
IO avrei giocato a rugby,
IO HO GIOCATO A RUGBY.

Purtroppo poco perchè il ginocchio sinistro ha deciso di ricordarmi che era già stato devoluto al calcio e che quindi la mia carriera come giocatore di rugby sarebbe finita in un lampo.

Ma in quel lampo ho potuto apprezzare tutta la bellezza di quel gioco, del terzo tempo, dello spirito cavalleresco che ti porta a combattere con onore contro il tuo nemico il quale diventa il tuo miglior amico in fondo alla partita perchè come te ha sudato e ha dato anima e cuore per avanzare e arrivare a fare meta perchè come te ha assaggiato il fango del campo.

Non scorderò mai l'odore del fango che si sente per la prima volta mentre sei sotto una mischia, sembra strano ma è inebriante, ti rialzi e le tue mani sono marroni, ma non ti senti sporco, ti senti pieno di vita, e quasi come un istinto primordiale riprendi a correre e a tuffarti in mezzo alla mischia.

Il rugby è un po' una scuola di vita, ogni volta che cadi ti devi rialzare e ripartire a testa bassa e il fango che hai addosso rappresenta tutte le esperienze di vita che ti porti dietro e che ti fanno capire quanto bisogna impegnarsi a fondo per arrivare fino alla meta!

Il fango è un compagno di viaggio per un giocatore di rugby.... un po' meno per chi a casa lava i vestiti dell'allenamento!

lunedì 26 novembre 2012

ECCOMI

Eccomi qui per la prima volta in rete.

Questo blog parlerà di come vivo il mondo di uno sport bellissimo: il rugby.

Circa 10 anni fa ho iniziato a seguirlo in TV per quel poco che ne parlano e fanno vedere poi sono andato per la prima volta allo stadio (magari su questo farò un post prima o poi) e dallo scorso settembre sono diventato educatore al primo momento della FIR (Federazione Italiana Rugby) per allenare i pulcini di una piccola ma grande  squadra di un piccolo comune nella provincia di Lucca: il MONTECARLO RUGBY.

Da qui nasce la voglia di parlare in rete tramite foto e commenti questa mia avventura.

Grazie in anticipo a chi visiterà questo blog e a chi vorrà lasciare commenti