Pare impossibile che in
uno sport di squadra, forse lo sport di squadra per eccellenza, come
il rugby si possa fare un'affermazione del genere.
Eppure questo sport, che
da soli non può essere giocato, dove senza il sostegno dei compagni
e quindi in solitaria non si riesce a fare praticamente nulla, si può
parlare di solitudine: di se stessi.
Il rugby ti mette con le
spalle al muro e oltre che con l’avversario ti fa lottare proprio
con te stesso.
È da soli, solo con se
stessi, che si impara ad accettare e a superare le paure del contatto
fisico.
È da solo, solo con te
steso, che puoi trovare la forza di continuare a rialzarti, lottare,
quando tutto ti fa male, quando il fango ti lega i movimenti, quando
sarebbe facile fermarsi, arrendersi e buttarsi sotto una doccia calda
per lavare via il fango e il dolore muscolare.
Il rugby ci aiuta e ci
insegna a superare i nostri conflitti interiori, ci mette di fronte
alle nostre fragilità, ce le fa affrontare e ci insegna ad
abbatterle.
Il rugby ci mette di
fronte alle nostre certezze, ce le fa ridimensionare facendoci
scendere dai piedistalli che a volte ci siamo creati da soli e ci
riporta a lottare nel mezzo al campo con la nostra squadra, iniziando
sempre più ad apprezzare l’appoggio, il sostegno dei nostri
compagni.
Prima o poi nel rugby
come nella vita “i nodi
arrivano al pettine” e allora la tirata di capelli ci fa
male, ma deve essere affrontata, non c’è nessuno che ci può
pettinare al posto nostro; si può cercare scorciatoie radersi i
capelli a zero cercare di scappare dai problemi, ma quelli ti
inseguono: dalla vita e da un placcaggio fatto bene non scappi
nemmeno se sei Jona Lomu. (questa massima non è mia, io l’ho solo
riadattata al rugby dal film Radio Freccia dove Luciano Ligabue fa
dire al personaggio principale che “dalla vita non scappi nemmeno
se sei Eddie Merckx”).
Allora è bene affrontare
la nostra vita come le onde del mare, che è vero che dopo essersi
infrante sugli scogli tornano sempre indietro, ma non si arrendono e
inesorabilmente ritornano alla carica in un continuo avanti indietro
senza smettere mai, ed è così che prima o poi vincono ed erodono
gli scogli che si trovano sulla loro strada.